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Morto don Sardelli, l'eredità della «Scuola 725»

Morto don Sardelli, l'eredità della «Scuola 725»

Morto don Sardelli, l'eredità della «Scuola 725»
22 febbraio 2019

Soltanto tre mesi fa aveva ricevuto dall'Università Roma Tre una laurea honoris causa per la sua enorme attività educativa, senza poter partecipare alla cerimonia di consegna. Martedì scorso, all'età di 83 anni, è morto a Pontecorvo, nel Frusinate, don Roberto Sardelli, sacerdote della diocesi di Roma e fondatore della "Scuola 725”. Frequentò la scuola di Barbiana di don Lorenzo Milani prima di recarsi in Francia per studiare l'esperienza dei "preti operai". Nel 1968 fu inviato nella parrocchia di San Policarpo, a pochi passi dalla quale scoprì la baraccopoli sorta nei pressi dell'Acquedotto Felice, occupata da 650 famiglie italiane provenienti da Sicilia, Calabria, Abruzzo e Basilicata. Fu qui che il sacerdote si trasferì, dopo aver acquistato una baracca da una prostituta. La trasformò nella "Scuola 725" - dal numero civico del casotto -, per bambini discriminati a scuola e ghettizzati nelle classi differenziali. Ed è per questa originale esperienza educativa che l'Università Roma Tre aveva deciso di assegnargli nel novembre scorso la laurea honoris causa in Scienze pedagogiche. «Le parole - scriveva Sardelli - hanno un potere enorme, non volevo che i ragazzi parlassero a vanvera. Allo stesso tempo mi impegnavo perché i ragazzi imparassero ad esprimersi. Lo studio ci permetteva di entrare nell'intimo della parola e di ricostruirne la storia. Il possesso della parola fu uno strumento di liberazione, di coscientizzazione. Nella scuola le ore più belle erano quelle serali, quando leggevamo il giornale e su una lavagna scrivevamo la parola chiave da spiegare». Esperienza che riecheggia la "scuola di Barbiana" di Milani.

Categoria: Culture
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