L’incenso liturgico è uno degli elementi più antichi e simbolici della tradizione cristiana. Utilizzato durante la celebrazione della Messa e in altre liturgie solenni, accompagna i gesti di preghiera, di adorazione e di venerazione. Il suo profumo si eleva come segno della preghiera che sale a Dio, richiamando numerosi passi della Sacra Scrittura.
Per comprendere il senso profondo dell’uso dell’incenso nella liturgia cattolica, è necessario ripercorrerne la storia, le radici bibliche e il valore simbolico che la Chiesa gli attribuisce.
Origine dell’incenso nella tradizione religiosa
L’incenso nell’antichità
L’incenso, resina profumata estratta da piante come la Boswellia sacra, era utilizzato già migliaia di anni fa nelle cerimonie religiose dell’Egitto, della Mesopotamia e dell’India. Bruciato sugli altari, aveva il duplice scopo di onorare le divinità e purificare l’ambiente.
L’incenso nella Bibbia
Nell’Antico Testamento l’incenso occupa un ruolo centrale nel culto di Israele. Nel libro dell’Esodo Dio ordina a Mosè di costruire un altare d’oro per bruciarvi incenso:
“Aronne vi brucerà sopra incenso aromatico; ogni mattina, quando riordina le lampade, lo brucerà” (Esodo 30,7).
Il profumo dell’incenso rappresentava il sacrificio gradito a Dio e la preghiera del popolo che si innalzava verso il cielo.
L’incenso nella liturgia cristiana
I primi secoli
Nei primi secoli del Cristianesimo l’incenso non fu subito utilizzato nelle liturgie, perché era legato al culto pagano. Col tempo, però, i cristiani ne compresero il valore simbolico e lo adottarono, soprattutto a partire dal IV secolo, quando la Chiesa uscì dalle persecuzioni e le celebrazioni divennero più solenni.
Uso nella Messa romana
Oggi l’incenso viene utilizzato principalmente nelle celebrazioni solenni. Il Messale Romano prevede che possa essere impiegato:
- durante la processione d’ingresso;
- all’inizio della Messa, per incensare la croce e l’altare;
- all’evangelario, prima della proclamazione del Vangelo;
- alle offerte, per santificarle;
- all’elevazione del pane e del vino consacrati;
- al Santissimo Sacramento durante l’adorazione;
- alle salme, durante le esequie, come segno di rispetto e preghiera.
Il gesto dell’incensazione
Il sacerdote o il diacono compie gesti precisi quando incensa: due o tre colpi per la croce, l’altare, il Vangelo, le offerte, il Santissimo Sacramento, la reliquia e l’immagine dei santi. Il popolo viene incensato per indicare che ogni battezzato è tempio dello Spirito Santo.
Il significato simbolico dell’incenso
L’incenso ha un significato molteplice nella liturgia:
- Preghiera che sale a Dio: “La mia preghiera stia davanti a te come incenso” (Salmo 141,2).
- Sacralità e purificazione: il profumo segna un luogo o un oggetto come dedicato a Dio.
- Onore e venerazione: si incensa il Santissimo Sacramento, le immagini dei santi, la croce.
- Presenza divina: il fumo avvolgente richiama la nube che nella Bibbia indica la gloria di Dio (Esodo 40,34-35).
L’incenso nella Bibbia e nel Nuovo Testamento
Oltre all’uso cultuale nell’Antico Testamento, il Nuovo Testamento ci mostra l’incenso come dono a Cristo. I Magi offrirono oro, incenso e mirra al Bambino Gesù (Matteo 2,11). L’incenso indicava la divinità di Cristo, riconosciuto come Dio da adorare.
Nell’Apocalisse, Giovanni vede l’incenso come immagine della preghiera dei santi:
“Un altro angelo venne e si fermò presso l’altare, con un turibolo d’oro; gli furono dati molti profumi, perché li offrisse insieme alle preghiere di tutti i santi” (Apocalisse 8,3-4).
L’incenso nella liturgia orientale e occidentale
Nelle Chiese d’Oriente l’incenso ha un ruolo ancora più ampio che in Occidente: accompagna quasi ogni momento della celebrazione, con processioni e gesti solenni. Nella liturgia bizantina il sacerdote incensa continuamente l’altare, le icone e i fedeli.
La Chiesa latina, invece, ha un uso più sobrio ma comunque significativo. Il profumo dell’incenso, in entrambi i riti, è un linguaggio universale della preghiera e dell’adorazione.
Preghiere legate all’incenso
Il Messale Romano propone una preghiera che il sacerdote recita a voce bassa mentre benedice l’incenso:
“Ti sia gradito, Signore, questo incenso, che noi ti offriamo, e salga a te come profumo soave.”
Un’altra preghiera è quella che accompagna l’incensazione delle offerte:
“Come questo incenso si diffonde e sale a te, così la nostra preghiera salga davanti a te, o Signore.”
Molti salmi e inni liturgici richiamano l’immagine dell’incenso come simbolo di preghiera pura e gradita a Dio.
L’incenso liturgico non è un semplice ornamento estetico, ma un segno sacro che racchiude la storia della salvezza. Dal culto di Israele fino all’Apocalisse, dall’altare di Mosè al presepio di Betlemme, fino alle nostre chiese, l’incenso parla di preghiera, adorazione, purificazione e presenza divina.
Il suo profumo invita i fedeli a elevare il cuore verso Dio, a lasciar salire le proprie suppliche come fumo soave, e a vivere la celebrazione eucaristica come anticipo della liturgia celeste.




